Ovvero l’arte d’animazione con la sabbia.
Vedo che alcuni la chiamano “sabbiarte” dall’inglese “sand art”, il che significa “arte con la sabbia”, ma questa e un altra disciplina, ben diversa dall’animazione con la sabbia. Una (sand art) parla delle figure fatte con la sabbia (castelli, personaggi, animali, paesaggi, ecc), o dei grandi disegni fatti sulla spiaggia, mentre l’altra (l’animazione con la sabbia) parla della tecnica che manipola la sabbia, trasformandola in disegni, figure animate, sopra uno schermo illuminato, con uno sfondo musicale. In una le figure sono immobile, in altra le figure sono in continuo movimento e trasformazione. Ogni immagine si crea all’istante, ogni immagine e unica e irripetibile.
(Per capire meglio di cosa parlo, cercate su Google Immagini “sand art”, poi cercate “sand animation art”, e vedrete le differenze.)
“Esistono due stili: l’animazione vera e propria e quella intesa come performance d’artista dal vivo. Nel primo caso gli animatori creano con la sabbia ogni singolo fotogramma della pellicola di animazione. Nel secondo caso, l’artista crea a tempo di musica una serie di immagini disegnando linee e figure con la sabbia sopra una superficie traslucida (come una lavagna luminosa, tipo un overhead projector) o retroilluminata (come un tavolo luminoso, simile a quello usato dai fotografi e dai radiologi per vedere i negativi): le figure sono riprese da una telecamera sottostante e le immagine vengono trasmesse su un maxischermo.” (Wikipedia)
Quest’ arte, abbastanza nuova in confronti delle altre, e partita principalmente dalla israeliana Ilana Yahav. In seguito si sono affermati anche altri artisti, come Kseniya Simonova (Ucraina), o Alexandra Konofalskaya (Belarus), o Caroline Leaf (Canada), o Su Dabbao (China), e tanti altri dai diversi paesi.



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